BORGO TAGLIAVIA

TIPO DI BORGO — a

progettista — Giuseppe Spatrisano

data di progetto — 1940

località — c.da tagliavia

stato di conservazione — solo progetto

Tracciare i fatti relativi a Borgo Tagliavia\Bonanno è stato difficoltoso a causa della storia frammentaria e incompleta. Però, alcune vicende sono certe; una di queste riguarda la confusione che nel tempo si è creata tra Borgo Giusto Ferrara, da sorgere tra Roccamena e Poggioreale, e Borgo Bonanno. Entrambi progettati dall’Architetto Giuseppe Spatrisano, sono stati spesso scambiati a causa del mancato riordine delle carte d’archivio e dell’assonanza tra la contrada di fondazione Madonna del Rosario per il primo e il Santuario Madonna del Rosario dove sarebbe sorto Borgo Tagliavia\Bonanno.
Il progetto per un borgo rurale in contrada Tagliavia risale al primo aprile 1940 ed è stato modellato da Spatrisano sfruttando la presenza della chiesa e del convento del XIX Secolo, riducendo in questo modo la spesa complessiva così da concentrarsi sui servizi tipici di un borgo di tipo A. L’architetto segue quei principi di massima semplicità, imposti agli architetti e ingegneri coinvolti nelle opere dell’assalto al latifondo, secondo cui non è permesso il cemento armato e l’utilizzo del metallo è ridotto al minimo impiego. Si accede al nuovo agglomerato rurale percorrendo una breve strada su cui si affacciano le botteghe artigiane ed il dispensario medico da un lato e la trattoria, la caserma dei Carabinieri e l’ufficio postale dall’altro. Sulla piazza centrale, oltre alle strutture religiose, si trova la sede del PNF e la scuola. Tutti gli edifici prevedono la presenza di alloggi dedicati ai lavoratori del nuovo Borgo. Il risultato finale richiama l’impostazione di Borgo Fazio dove «un imbuto prospettico» è determinato dalla piazza chiusa nei tre lati che lascia una terrazza aperta verso la valle antistante. Ne risulta, così, una decisa relazione tra progetto e carattere dei luoghi che in seguito porta Spatrisano ad espressioni vicine al neorealismo, come fa notare l’Arch. Paola Barbera.
Secondo quanto indicato dal Comitato Provinciale per la Bonifica Integrale il 2 settembre 1940, il progetto deve essere però aggiornato in maniera tale che la casa sanitaria sostituisca il dispensario medico e che si possa ricavare spazio per il macello e l’infermeria «richiesti dalle più complesse esigenze dei nuovi centri di vita». Si da inoltre, priorità alla costruzione dell’acquedotto che sarà al centro di numerosi provvedimenti durante la successiva Riforma Agraria.
Nel novembre 1940, il Provveditorato alle Opere Pubbliche per la Sicilia stila il programma di opere eseguibili in concessione e che l’Ente di Colonizzazione «si propone di progettare durante l’esercizio 1941-1942 per poterle poi eseguire nell’esercizio successivo». Gli interventi attuabili nei comprensori di bonifica della provincia di Palermo riguardano il completamento e le riparazioni di strade, la realizzazione di acquedotti, borghi e sottoborghi. Nel comprensorio dell’Alto e Medio Belice in cui ricade Tagliavia — istituito in base al R.D. n.2311 del 27 Ottobre 1927 — l’ECLS è tenuta a realizzare il completamento di Borgo Schirò, la realizzazione di Borgo Borzellino, Borgo Giusto Ferrara ed i relativi sottoborghi, Borgo Tagliavia e un sottoborgo in Contrada Scalilli — a poca distanza dalla omonima fermata sulla linea a scartamento ridotto per Corleone — un sottoborgo sulla strada Roccamena – Stazione Contessa Entellina e due sottoborghi sulla strada Contessa Entellina – Stazione Belice per un importo totale di 10.300.000Lire. Il sussidio previsto per Borgo Tagliavia ammonta a 2.300.000Lire, mentre 450.000Lire sono stanziati per la realizzazione del vicino sottoborgo così come previsto dal Decreto Interministeriale n.11255 del 3 gennaio 1941 che fissa i limiti di spesa da eseguire a totale carico dello Stato per i centri di servizio A-B-C.
All’inizio del Febbraio 1941, il Provveditorato per le Opere Pubbliche vaglia due proposte di progetto per la costruzione degli acquedotti da realizzarsi nel Comprensorio di Bonifica. La prima del 30 novembre 1940, a firma dell’Ing. Russo, prevede uno studio di «grande massima» per l’intera area di bonifica da completare in seguito (per un importo di 29.600.000Lire) ed uno di «massima»  a servizio di un primo lotto di circa 12.000ha da realizzarsi durante l’esercizio finanziario 1941-42 (per un importo di 9.350.000Lire). Il progettista, considerata la convenienza economica e tecnica, propone di utilizzare la sorgente Kaggio per la prima area di 12.000ha in corso di appoderamento dove sorgono circa 720 case coloniche. La condotta del Batellaro e del Carrubella avrebbe servito la restante porzione di territorio con oltre 1800 case e la sorgente del Guisina, invece, avrebbe dato acqua potabile ad ulteriori 80 abitazioni ad est del comprensorio. L’intera opera, lunga circa 255km, avrebbe approvvigionato non solo le case ma anche i bevai, i borghi ed i sottoborghi. Il nuovo centro rurale di Tagliavia, distante solo pochi chilometri in linea d’aria, sarebbe stato servito dal ramo del «Guisina lungo 7,5km per una portata di 1/L».
La seconda proposta di progetto del 2 ottobre 1940 è relativa all’«alimentazione idrica della prima zona di appoderamento […], dell’estensione di 12.000ha., mediante acquedotti singoli, alimentati da sorgenti locali». In questo caso si tratta della sorgente Kaggio, Malvello, Galiello, Rao, Drago Alta, Ducco, Guisina e Patrìa.
Riconoscendo la qualità del progetto dell’ottobre 1940, «pur prestandosi ad una graduale attuazione», le conclusioni del comitato tecnico amministrativo del Provveditorato alle Opere Pubbliche premiano il progetto Russo, poiché

risolve in modo integrale il problema dell'alimentazione idrica di tutto il comprensorio, e si presta ad una graduale attuazione in rapporto, sia allo sviluppo attuale dell'appoderamento, che a quello futuro

Accade spesso che l’ECLS riceva domande per la gestione dei servizi presenti nei vari borghi. Così il 16 marzo 1941, il corleonese Arcangelo Mondello «avanzava formale domanda per l’autorizzazione alla concessione di una rivendita nel costruendo borgo in quel di Tagliavia». Mondello però affida la sua richiesta solo ad una voce che qualcuno gli ha impropriamente fatto arrivare; se infatti si fosse recato al Santuario avrebbe constato che nessun borgo stava sorgendo e che la sua domanda risultava vana.
Il 22 settembre 1940, ovvero pochi mesi prima di decidere i nomi da attribuire ai nuovi centri rurali in costruzione nel palermitano, a Misilmeri si tiene «un austero rito» per commemorare due figure locali, morte per la «causa nazionale»: la prima è Giovanni Bonanno, l’altra è Giusto Ferrara. Una cerimonia semplice e schietta, riporta il cronista del giornale “L’Ora”, a cui partecipa una «immensa massa di popolo […], tutte le organizzazioni del Regime, di Misilmeri e larghe rappresentanze dei centri vicini tutte con gagliardetti e labari». A prendere parte alla giornata, sono anche i genitori ed i parenti di Bonanno, la madre e la sorella di Ferrara ed i familiari del «caduto Benanti». Alle 8.30, Piazza Comitato 1860 è già colma di gente e, arrivate le rappresentanze dello Stato, il Cappellano Militare Monsignor Merendino inizia la celebrazione in suffraggio di Giovanni Bonanno a cui verrà intitolata la ex via Garibaldi sulle note di “Giovinezza”. Accompagnata dallo stesso trasporto, la cerimonia si ripete in Via Giusto Ferrara dove, alla presenza del Prefetto Enrico Cavalieri, il Dott. Calandra Reggente la Segreteria dei GUF legge la motivazione della Medaglia d’Oro a Giusto Ferrara.
Il 5 maggio 1941, il Direttore dell’Ente di Colonizzazione Nallo Mazzocchi Alemanni invia una lettera informale al Prefetto Cavalieri ed al Segretario Federale del PNF Guido Ramaccioni, relativa alla costruzione di due nuovi borghi rurali nella Provincia di Palermo; uno è quello di Tagliavia, l’altro è quello di Contrada Tudia, nei pressi di Resuttano. Mazzocchi Alemanni chiede ai due funzionari di indicare «i nomi di due gloriosi Caduti per la Patria, o per la Causa Nazionale, decorati possibilmente di medaglie d’oro al Valore, nati in questa Provincia». Pochi giorni dopo, il 10 maggio, dalla Segreteria Politica della sezione palermitana dei Fasci di Combattimento, Ramaccioni indica «i nominativi di due medaglie d’oro […], per la denominazione dei costruendi borghi rurali»:

Lo stesso giorno, la Prefettura di Palermo recapita a Mazzocchi Alemanni la nota n.1496 con cui si indica il nome di Giovanni Bonanno ed un altro, quello di Giovanni Ingrao. È chiaro che i due uffici, nonostante la preghiera del Direttore dell’ECLS di trovare un’accordo comune, non si confrontino sulle scelte. Tuttavia, si decide di attribuire alla memoria di Ingrao il Borgo in C.da Tudia, a Ferrara quello in C.da Madonna del Rosario e a Bonanno quello in C.da Tagliavia. Nessuno dei tre villaggi vedrà mai la luce.
Giovanni Bonanno è stato un  

motorista a bordo di un apparecchio da ricognizione strategica si prodigava in una difficile ed aspra missione di guerra su basi nemiche munitissime, tra l’imperversare furioso della battaglia. Benché ferito e pur avendo ricevuto l’ordine di lanciarsi con il paracadute, riusciva a raggiungere la cabina di pilotaggio del velivolo, incendiato dal fuoco dei caccia nemici, per contribuire alla salvezza dell’equipaggio. Mentre l’aereo precipitava come torcia immane, riusciva, con suprema dedizione, ad aiutare nel lancio il suo comandante gravemente colpito che poteva così salvarsi. Investito dalle fiamme nel generoso atto offriva la fiorente sua giovinezza alla Patria, oltre il dovere. Purissimo, commovente, superbo esempio di quella abnegazione che, senza speranza di premio né aspirazione a ricompense, trasforma talvolta umili soldati in fulgidi eroi. Affermazione sublime delle virtù delle genti d’Italia. Cielo di Cannet des Maures, 15 giugno 1940

Il 19 maggio 1941, Mazzocchi Alemanni informa Ramaccioni e Cavalieri sulle nuove attribuzioni e comunica loro che l’Ente ha deciso di procedere alla costruzione di Borgo Ingrao «allo scopo di poter realizzare nell’attuale clima eroico della Nazione un’opera su cui fiammeggi lo spirito di Giovanni Ingrao, primissimo fra i caduti dell’attuale campagna, orgoglio della nostra marina e della nobilissima Palermo». L’evento “eroico” a cui fa riferimento il Direttore dell’ECLS è relativo alla Battaglia delle Alpi Occidentali che ha visto contrapposte le forze italiane e quelle francesi nel giugno 1940.
Il 7 giugno 1941, a sostituire Cavalieri arriva Adalberto Mariano (da pag.151), uno dei sopravvissuti all’avventura del dirigibile “Italia” di Umberto Nobile.
Con nota n.15202 Mariano, facendosi portavoce delle Autorità Ecclesiastiche di Monreale, chiede all’Ente di Colonizzazione che «al nuovo borgo colonico che sorgerà in prossimità del Santuario di Tagliavia sia conservato il nome della località stessa». Difatti, secondo il Prefetto

tale aspirazione appare a questo ufficio meritevole di favorevole considerazione e seguito, in quanto il Santuario di cui trattasi costituisce, da tempo antico, una delle caratteristiche più salienti della zona ove sorgerà il nuovo borgo colonico, ed è un tempio particolarmente legato alle tradizioni religiose e sentimentali delle popolazioni di questa Provincia

In risposta alla nota, Mazzocchi Alemanni, consapevole dell’importanza del luogo, decide «di […] conservare al costruendo villaggio la denominazione di “Borgo Tagliavia” in deroga alle disposizioni generali di intitolare i nuovi centri rurali del latifondo alla memoria di Medaglie d’Oro siciliane». Prima di rendere effettiva la decisione, però, bisogna attendere l’approvazione del Ministero dell’Agricoltura e Foreste Giuseppe Tassinari che a causa del momento storico complesso non arriva. In questo quadro di eventi, l’ECLS ridimensiona le proprie attività e decide di accantonare la realizzazione di Borgo Ferrara, favorendo quella di un nuovo Borgo in contrada Tagliavia che avrebbe sfruttato migliori caratteristiche morfologiche e una maggiore centralità. Il 17 ottobre 1942, Spatrisano riceve una nuova lettera d’incarico e stila una dettagliata relazione tecnica che rappresenta oggi l’unico documento quest’ultimo elaborato.

Il nuovo progetto del Borgo in parola s'informa a criteri di più ampia libertà, rispetto a quelli che hanno determinato l'ubicazione e lo studio del precedente progetto, e muove da un programma edilizio più vasto di quello posto nel primo tema. Sopravvenute esigenze e considerazioni di opportunità hanno consigliato di conservare integro il nucleo edilizio del Santuario e di ubicare il borgo in una zona poco distante e pianeggiante. Difatti l'area scelta risulta a circa un chilometro dal Santuario, al di la del torrente e adiacente alla strada di recente costruzione, che da località Pietralunga va al Santuario e da qui, quanto prima, allacciarsi alla Nazionale Palermo - Corleone. Caduti pertanto i vincoli di ordine materiale e d'ordine psicologico che avevano determinato la composizione planimetrica del primo progetto, s'è potuto assumere il tema del borgo rurale nella sua intera ed estesa complessità funzionale. La possibilità, inoltre offerta dalla superficie ampia e pianeggiante a disposizione, ha consentito di sviluppare con certa larghezza il tema d'impianto tradizionale del borgo, in cui si tiene a distinguere la funzione del nucleo politico - religioso da quello del traffico e residenziale. La nuova ubicazione consente peraltro un migliore orientamento a mezzogiorno del complesso edilizio ed offre la visuale panoramica dell'insieme paesistico, di apprezzabile effetto pittoresco, del santuario. L'impianto planimetrico del borgo è guidato dal taglio delle strade di accesso al borgo, per cui dalla strada Pietralunga - Santuario, in un senso e nell'altro, si può transitare per il borgo lungo la via che attraversa le due piazze, ovvero lungo la parallela quasi marginale che disimpegna la Casa Sanitaria. Sulla piazza più vasta prospettano gli edifici rappresentativi della vita religiosa, politica ed amministrativa del borgo: la Chiesa, la Casa del Fascio, la Caserma RR. CC., la Ricevitoria Postale e gli uffici dell'Ente; questi ultimi due edifici sono collegati da un portico in asse al fronte della Chiesa. La scuola fa parte di questo organismo edilizio, ma è ubicata in luogo di maggiore tranquillità e lontana dal traffico. La casa del Fascio ha la sua torre disposta in modo che costituisca quasi il baricentro di tutto il complesso edilizio e risulta visibile da entrambi i tronchi della strada di accesso. Sulla piazza minore ed in prossimità di essa prospettano la Trattoria con locanda, le Botteghe artigiane, la Casa degli impiegati e le abitazioni popolari; questa piazza, aperta da un lato, consente la sistemazione di una piccola villetta pubblica e di offrire una visuale panoramica verso il santuario. Lungo le strade adiacenti sono sistemati: a monte la Casa Sanitaria, l'abitazione del Podestà e dell'impiegato comunale ed altri minori alloggi; mentre a valle sono ubicati il mulino, l'infermeria veterinaria e l'officina larvicidi. Fanno parte di una ulteriore completa sistemazione il Campo Sportivo, il Campo della Fiera e il cimitero. L'elaborazione dei progetti dei singoli edifici è stata informata a criteri di massima semplicità e razionalità costruttiva, assegnando alla modulazione dei volumi, al chiaroscuro delle diverse parti il principale valore espressivo e artistico, indulgendo, dove si è ritenuto necessario, in rapporto alla particolare destinazione dell'edificio, a parchi elementi decorativi e paramenti murari in vista

Dalla relazione, si intuisce come il villaggio agricolo sarebbe dovuto essere particolarmente esteso e complesso, ospitando diversi servizi, molti dei quali unici nel caso dei borghi ECLS come il campo sportivo, la fiera e il cimitero, elemento quest’ultimo che si ritrova nel progetto di Borgo Quattro Finaite-Giardo a cura dell’Arch. Giuseppe Di Giovanni.
Nonostante gli sforzi dell’Ente di Colonizzazione e dello stesso Spatrisano, la realizzazione di un centro di servizi a Tagliavia non si concretizza. I motivi sono diversi ma senza dubbio ciò che ha decretato l’arresto dei lavori è stato l’arrivo dirompente della Guerra nel luglio 1943.
Negli anni successivi al conflitto, le attività dell’ECLS sono notevolmente ridotte. Solo nel 1950, attraverso la Legge Regionale n.104 del 27 Dicembre sulla Riforma Agraria si tenta di dare un nuovo slancio all’agricoltura siciliana. Oltre alle attività iniziate nel decennio precedente, le nuove direttive regionali impongono «obblighi di trasformazione agraria e fondiaria per i proprietari dei fondi ed obblighi di buona coltivazione». Vengono, inoltre, introdotte «norme complete per il conferimento da parte dei latifondisti e l’assegnazione a coltivatori diretti dei terreni eccedenti certe estensioni». L’ERAS, subentrando all’ECLS e di cui eredita l’apparato tecnico e burocratico, assiste

gli assegnatari di terreni nella progettazione ed esecuzione delle opere di miglioramento fondiario e di promuovere ed organizzare l'attuazione delle provvidenze, anche di natura sociale, intese a migliorare le condizioni di vita degli assegnatari e ad incrementare la produzione, curando in special modo lo sviluppo della meccanizzazione, della industrializzazione e della cooperazione negli acquisti, vendita e trasformazione dei prodotti, ecc.

In occasione del Convegno sulle Bonifiche e Irrigazioni tenutosi a Palermo il 3 Marzo 1952, il Consorzio di Bonifica dell’Alto e Medio Belice presenta un accurato resoconto storico sull’attività svolta e programmata. Sono riportate le opere del piano generale di bonifica, approvato dal consiglio dei delegati del Consorzio nel 1950 che «si trova oggi in istruttoria presso gli organi tecnici statali competenti». A coadiuvare il consorzio nella redazione del programma, troviamo gli Ing. Francesco Abbadessa e Gaetano Garofalo per la parte relativa alle sistemazioni idrauliche, il Prof. G. Battista Floridia — colui che per conto dell’ERAS si occuperà nel 1955 di effettuare una relazione tecnica sullo stato geologico di Borgo Giuliano — il Prof. Emilio Zanini e il Dott. Luigi Vassallo per le direttive di massima della trasformazione fondiaria.
In base al piano di bonifica, sono destinati 4.600.000.000Lire per la realizzazione di grandi, medi e piccoli acquedotti in base alla lunghezza e alla portata d’acqua. Tra queste opere, rientra l’acquedotto del Guisina «a servizio di una zona di circa 2000ettari attorno al Borgo Bonanno; alimenterà il costruendo Borgo e n.4 pubblici abbeveratoi». 2.710.000.000Lire, invece, sono stanziati per la realizzazione di borghi e sottoborghi. Un complesso e vasto programma, infatti, riguarda i villaggi rurali. Nelle zone di più intenso appoderamento, il Consorzio prevede 11 borghi e 32 sottoborghi residenziali

ubicati in località adatte, lontane dai paesi, ed in modo da servire la più vasta zona trasformabile possibile. Hanno la funzione di centri rurali di appoggio alla popolazione sparsa che divrà alloggarsi nelle campagne e costituiranno essi stessi decentramenti delle attuali località residenziali della mano d'opera agricola. Saranno pertanto composti da un nucleo di edifici pubblici e da case artigiane e da quelle case coloniche che, per le vicinanze dei poderi, sarà opportuno collegare ai nuovi piccoli centri. Essi sono previsti in maniera da fare gravitare attorno ad essi la vita agraria di una zona di circa 3 Km. di raggio. I sottoborghi saranno collegati telefonicamente con i borghi per richiedere eventuali urgenti bisogni sanitari. La zona che gravita attorno ai sottoborghi ha un raggio di circa Km 1,5

Tra le opere da realizzare «per completare l’attività bonificatrice nel campo delle opere di interesse generale», il Consorzio stanzia, oltre ai finanziamenti per i centri rurali, 17.965.000.000Lire per le restanti opere; tali propositi, però, sono ridotti negli anni successivi.
Con la Legge n.9 del 5 aprile 1954, la Regione Siciliana decide di affidare anche ai Consorzi la costruzione dei borghi rurali per raggiungere l’obiettivo della bonifica delle campagne e per tenere i contadini il più vicino possibile alla terra, offrendo loro alloggi e servizi. L’ERAS, dal canto suo, continua nella progettazione e realizzazione di acquedotti, bevai, invasi collinari, case coloniche e villaggi rurali. Ente Regionale e Consorzi sono sostenuti dalla Cassa per il Mezzogiorno che finanzia tra le numerose opere anche la realizzazione dei borghi Ficuzza e Pasquale, il completamento di Borgo Callea nel Comprensorio del Tumarrano ed altri interventi di bonifica integrale in Sicilia. Tra questi, a favore del Consorzio del Belice, la CasMez contribuisce, in base all’Art. 7 Comma 2° del R.D. 13 Febbraio 1933 n.215, con l’87,50% del costo totale di 29Milioni di Lire al completamento dell’acquedotto Guisina (Progg.3917) e all’approvvigionamento del Borgo Bonanno e alle relative captazioni (Progg. 762). Il primo dei due interventi integra quello del 1941 dell’Ing. Russo citato in precedenza. Il secondo, invece, avviato il 16 Giugno 1953 e concluso il 22 Settembre 1954, indica come ci sia ancora l’intenzione di realizzare un centro rurale a Tagliavia, riprendendo forse il primo dei progetti di Spatrisano dove compare il nome di Borgo Bonanno.
Il 7 dicembre 1954, l’ERAS stila il riepilogo generale sulla situazione dei borghi di propria competenza sull’intero territorio siciliano. Per soddisfare gli obblighi di riforma agraria, su una superificie di 56.193ha., l’Ente stanzia fondi per 7.347.500.000Lire, suddivisi come segue:

  • BORGHI tipo A: n.8 — Lire 1.448.200.000
  • BORGHI tipo B: n.31 — Lire 3.346.700.000
  • BORGHI tipo C: n.53 — Lire 1.593.600.000
  • SCUOLE — n.64 — Lire 959.000.000

In particolare, per la provincia di Palermo, si destinano 1.380.000.000Lire, dove è in costruzione un borgo di tipo C, mentre sono progettati o in corso di progettazione un borgo di tipo A, due di tipo B e tre di tipo C. Programmati, invece, sono un borgo di tipo A, otto di tipo B, cinque di tipo C e sedici scuole rurali. Tra i centri di tipo B, viene riportato in programmazione un centro in «località Madonna del Rosario» a servizio del piano di ripartizione 157 in contrada Saladino e 224 in contrada Aquila. Da notare come torna nuovamente l’errore iniziale che continua a generare l’errore tra due luoghi distanti diversi chilometri.
Tuttavia, i programmi dell’ERAS cambiano nuovamente ed il 26 agosto 1955 in un resoconto sulla situazione dei centri rurali “programmati o progettati” è incluso Borgo Tagliavia come tipo A. Nell’ampia zona di influenza ricadono numerosi terreni di riforma agraria (PR162, 578, 655, oltre ai già citati 157 e 224) e l’area di competenza si sovrappone adesso con quello di Borgo Schirò e con quello dei centri di tipo C progettati nelle contrade Casale, Magione (PR355), Arcivocale e Montagnola (PR786). In questo modo, si va creando quel sistema di servizi pubblici e sociali pensati da Edoardo Caracciolo per l’organizzazione del latifondo frazionato.
Al gennaio 1956, gli interventi dell’ERAS nella Provincia di Palermo sono rimodulati: è eliminato lo studio per un borgo di tipo A e si riducono a due i borghi di tipo B (Calcibaida e Cammisini), a sette quelli di tipo C (Rossella, Carcilupo, Carpinello, Verbumcaudo, Susafa, Gebbia, Garbinogara) e aumentate fino a diciannove le scuole (Garcia, Madonna della Scala, Cucca, Carpinello, Regaleale, Vicaretto, Landro, Fichera, Mandralisca, Scacciaferro, Polizzello, Bordonaro, Casale, Desisa, Raffi, Traversa, Filaga, Aculea, Abbate). Quest’ultimo aggiornamento sancisce definitivamente la realizzazione di un centro a Tagliavia. Nella corografia del 1958 riferita alla costruzione delle due strade che collegano i gruppi di case coloniche di Saladino e Aquila, l’ubicazione di un borgo di servizio non è più riportata.

Deciso che Tagliavia non avrebbe avuto più un suo borgo rurale, l’ERAS con nota n.24173 del 23 marzo 1962 richiede alla Curia di Monreale di erigere a Parrocchia il Santuario in modo da «assicurare permanentemente il servizio di assistenza religiosa alle famiglie dei rurali presenti nella zona». Pochi giorni dopo con nota n.55 del 30 marzo, l’Arcivescovo Corrado Mingo rispondendo rende noto che ha «il piacere di portare a conoscenza di cotesta Amministrazione che anche a questa Curia sono pervenute numerose richieste in tal senso». Si avviano, così, le pratiche per l’erezione agli effetti civili e religiosi della Parrocchia di Maria SS. del Rosario (attuate con DPR del 13 Novembre 1963 n.2027) e si richiede all’Ente una base di congrua di 1.100.000Lire per le spese di culto e «uno stanziamento di un’equa somma per comprare titoli di Stato al 5%, col cui reddito si possa provvedere alle dette spese».
Secondo il RD n.227 del 29 Gennaio 1931, secondo la Legge n.488 del 16 Maggio 1956 ed in base alla richiesta di Mons. Mingo, l’ERAS eroga un contributo una-tantum di 1.600.000Lire suddivisi in 1.100.000Lire per la dotazione iniziale (reddito del 5% – 55.000Lire) e 500.000Lire per il fondo culto (reddito del 5% – 25.000Lire).
Con Deliberazione n.947 del 20 giugno, ratificata dall’Ass. Agricoltura e Foreste con nota n.9270/R.A. del 13 Luglio , l’ERAS approva il contributo a favore della Curia monrealese di «convertire in titoli di Stato, reddito del 5%, per la costituzione di una rendita annua di L.65.000 occorrente per la creazione della base di congrua indispensabile per la erezione a Parrocchia del Santuario ubicato in località Tagliavia». La spesa relativa è imputata al cap.30bis – Parte Uscite – del bilancio di previsione della “Gestione Speciale Riforma Agraria” per l’esercizio finanziario 1961-62. Il finanziamento così formalizzato risponde ai requisiti strettamente legati alla Riforma Agraria e al mantenimento in funzione dei borghi rurali in base a quanto stabilito dalla nota n.27066 del 18 marzo 1957. È da notare come sia stata adottata una norma economica rivolta ai borghi o alle chiese rurali anche se il Santuario di Tagliavia non rientra ne nell’una ne nell’altra dicitura. Nonostante ciò, il 30 luglio 1962 con nota n.58480 il Presidente Heros Cuzari comunica alla Curia monrealese lo stanziamento del contributo che sarebbe stato versato tramite il Banco di Sicilia al quale si richiede il rilascio di una ricevuta in duplice copia una volta effettuato il pagamento (vedi nota n.10001 dell’8 agosto 1962 dell’Uff. Gestione Borghi a firma del Dott. Ugo Minneci).
Oltre all’assistenza religiosa garantita dal Santuario, il 6 luglio 1964 è inoltrata dalla Curia di Monreale all’ERAS formale richiesta per il ripristino di un posto telefonico, allora già presente presso la stazione di Scalilli, sia per motivi di ordine pubblico che per garantire un collegamento con i paesi più vicini alle 53 famiglie residenti nell’area. Il 18 luglio, l’Ente, con nota n.12254 a firma del capo servizi Ugo Minneci, risponde che

[...] quest'Ufficio, pur non avendo la competenza per esaminare quanto richiesto [...], qualora lo si ritenga opportuno, potrà provvedere alla trattazione della pratica

Pochi giorni dopo, l’Arcivescovo Mingo accoglie l’invito dell’ERAS e chiede all’Ente di far da intemerdiario sulla questione con il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni. In questo modo, il 14 agosto 1964 con nota n.45762 il Commissario Straordinario Vincenzo Provenzale invia le richieste degli assegnatari e presenta le «vive e pressanti istanze per il ripristino del telefono pubblico» al Ministro del tempo Carlo Russo. Pochi mesi dopo, il 6 novembre 1964, il Capo dell’Ispettorato V zona Dr. Giordano del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni con nota n.D/3/13105/555 comunica che il collegamento presso la Stazione di Scalilli non può esser ripristinato data la soppressione della linea in base al D.M. 20 marzo 1959 mentre il posto telefonico a Tagliavia è concesso secondo la legge n.2529 dell’11 dicembre 1952 sul collegamento telefonico delle frazioni. Tali lavori, però, non sono stati mai avviati.
Nel frattempo, il boom sociale ed economico degli anni Sessanta tocca anche le sorti del comprensorio di Tagliavia. Già nel 1966, difatti, il Padre Superiore del Santuario Tommaso Agostino Gubitosa scrive al Presidente dell’Ente Sviluppo Agricolo (ESA) — succeduto all’ERAS con L.R. 10 agosto 1965 n.21 —  una lettera in cui constata «il rilevante abbandono in cui giace il territorio circonstante nel quale l’ERAS di ieri ha devoluto discrete somme per la sua valorizzazione». Lamenta, inolte, la mancanza di mezzi di comunicazione, scuole, soccorso sanitario e di «altri conforti moderni» ma soprattutto dell’assenza di una fonte di acqua per le aziende e le fattorie vicine. Viene, così, predisposto un sopralluogo e una successiva relazione è presentata al Presidente dell’Ente il 21 aprile 1967 a cui farà seguito la nota informativa n.32338 del 17 maggio inviata all’Ass. Agricoltura e Foreste. Il documento denuncia come «i servizi sociali e le infrastrutture nella zona […] sono mancanti o carenti», «l’approvigionamento idrico è alquanto insufficiente, la rete viaria esistente è in pessime condizioni, mancano totalmente i collegamenti postali e telefonici ed esiste un solo servizio settimanale di autolinee». Per scongiurare «l’ulteriore esodo di lavoratori agricoli» si chiede, dunque, un progetto di trasformazione fondiaria con relativa perizia e una raccomandazione sullo stanziamento dei fondi.
L’immobilisimo delle istituzioni siciliane ha i suoi tempi, spesso lunghi, ma arriva a volte a dare delle risposte: dopo quasi due anni dalla nota del 21 aprile 1967, il 29 aprile 1969 l’Assessorato concede all’ESA il nullaosta per predisporre un programma di interventi per la zona di Tagliavia. Un’ennesima perizia accerta che nei due anni intercorsi nulla è stato fatto ed addirittura le condizioni sono peggiorate. A quella data lo spopolamento è ormai irreversibile: le famiglie fino ad allora residenti sono andate vie e l’idea di istituire una scuola rurale è inutile. Nulla poteva esser fatto a quel punto per l’ennesima sconfitta della riforma agraria.
Oggi, il Santuario di Tagliavia continua ad essere immerso nel silenzio e nella tranquilla vita rurale, interrotta soltanto dalle messe e da qualche festoso matrimonio. Poco o nulla è dunque cambiato dagli anni in cui si provava a spezzare il latifondo siciliano o si tentava di dare ai contadini un motivo per continuare a rimanere e sviluppare le terre a cui erano fortemente legati ma a cui rinunciarono per una vita migliore e meno sacrificata.

Infine, in questa mappa abbiamo indicato le probabili aree su cui sarebbe potuto sorgere Borgo Tagliavia.