BORGO CASTAGNOLA

TIPO DI BORGO — c

progettista — Angelo Imburgia

data di progetto — 1954 (?)

località — c.da castagnola

stato di conservazione — mediocre

Borgo Castagnola (in arbëreshë Kastanjolla) si trova in territorio di Contessa Entellina e si affaccia sull’attuale strada provinciale 90.
Il centro, costruito per iniziativa dell’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS), fa parte di una rete di borghi rurali e piani di conferimento che avrebbero dovuto scorporare il vasto latifondo. Al 31 dicembre 1951, l’ERAS suddivide nell’isola 64.089ha da affidare agli assegnatari della riforma. Solo nel territorio contessioto, si contano 446.20.15ha ricadenti nelle località Piano Cavaliere, Roccella, Portone, Petraro e Sommacco di proprietà di Letizia Inglese, Carmela, Luisa e Concetta Pecoraro, Elisabetta Valguarnera e Maria Maiorca Mortillaro, cognata dell’esponente della Democrazia Cristiana Franco Restivo, proprietaria di numerosi latifondi. Nei territori di Francavilla di Sicilia, l’ERAS acquista dalla stessa Maiorca Mortillaro centinaia di ettari di terreno e crea un villaggio rurale sparso, identificabile nei sette centri di Schisina, Piano Torre, Morfia, San Giovanni, Monastero Bucceri, Malfitana e Pietrapizzuta.
In base alla Legge 104/1950, viene predisposto, d’intesa con il Consorzio di Bonifica dell’Alto e Medio Belice, un coordinato programma di opere pubbliche che prevede la costruzione di una strada di bonifica, borghi rurali ed un acquedotto per l’alimentazone idrica delle nuove case e dei centri di servizio. I terreni del contessioto vengono suddivisi in 96 lotti dalle caratteristiche e dalle estensioni diverse. Il testo “22 anni di bonifica integrale” riporta che

a Contessa Entellina, nella zona adiacente all'abitato, poichè si presta all'impianto intensivo di fruttiferi, una ventina di lotti saranno di due ettari circa,
nella rimanente parte la superficie attribuita ad ogni lotto è variabile da 3,00 etari ai 5.80.
La diversa ampiezza è naturalmente dovuta alla differente qualità del terreno; si sono fatti più ampi i lotti con terreno mono fertile e si è attribuita ad alcuni lotti parte delle superfici non coltivabili vicine, che, allo stato attuale, rappresentano delle tare.
Si è prevista e tenuta presente la sistemazione idraulico-agraria da applicare a questi terreni e la costruzione di buone mulattiere per il libero accesso ad ogni lotto. L'insediamento rurale è stato previsto in tre gruppi principali, di cui uno vicino allo stradale in costruzione, Contessa Entellina-Belice, un altro nel fondo Portone, ed il terzo presso il casamento Roccella.

L’interesse per il frazionamento del latifondo di Contessa Entellina risale al 1939, quando ancora non ancora emanata la legge 1/1940, alcuni proprietari si propongono per la costruzione di diverse abitazioni per contadini. Tra questi, in un articolo apparso sulle colonne del quotidiano “L’ora” dell’agosto 1939, spicca il nome di Maria Maiorca Mortillaro che ha «volontariamente fatto atto di prontezza per la costruzione di case coloniche» sui propri feudi.
Agli inizi degli anni Quaranta, l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano (ECLS) pianifica la realizzazione di un centro rurale in contrada Carrubba, nei pressi dell’omonima masseria. Il progetto per un borgo di tipo C è dell’agosto 1941 e si sarebbe caratterizzato per i servizi essenziali, come scuola e chiesa, in modo del tutto simile al centro in contrada Fiumefreddo, nel catanese. Tuttavia, l’avanzare della guerra blocca i piani e bisogna aspettare il primo dopo guerra perchè qualcosa si muova.
In Sicilia, subito dopo la guerra, si diffondono capillarmente le lotte contadine che scatenano l’occupazione dei feudi per il riconoscimento dei diritti essenziali degli agricoltori. Anche il territorio di Contessa Entellina è coinvolto. Il Partito Comunista Italiano appoggia l’azione delle masse contadine, mentre gli agrari, dal canto loro, percependo l’approssimarsi di una riforma agraria, si mobilitano per evitare l’esproprio dei terreni. In questo modo, tutti i latifondisti di Contessa distribuiscono ai loro eredi porzioni considerevoli di terra ed altre quote vendute a «gabelloti, campieri e burgisi benestanti». L’applicazione della legge del 1950 impone che tutti i feudi superiori ai 200 ettari siano espropriati mentre quelli che coprono più di 100 ettari devono essere convertiti alla coltivazione intensiva. Ai contadini, però, spettano solo strisce di terra poco produttive, mentre gli appezzamenti migliori rimangono nelle mani dei proprietari.
Nonostante alcuni obiettivi ottenuti dal movimento contadino, la legge di riforma favorisce «tutti i tentativi degli agrari di sfuggire all’esproprio», alimentando le scissioni interne tra i lavoratori della terra. È un’azione politica, i cui fili sono mossi da figure come Franco Restivo, alleato con i monarchici e i democristiani, con l’appoggio del Movimento Sociale Italiano. Lo scopo è quello, solo apparentemente riformista, di distribuire la terra al maggior numero possibile di contadini «per tenere lontano il pericolo del comunismo» ma che in realtà frammenta il movimento. E chi sostiene le lotte, ovvero il PCI, non riesce a trasformare questa esperienza in «un’autentica forza rivoluzionaria che avrebbe cambiato radicalmente la struttura del latifondismo» siciliano. E, nonostante i miliardi spesi per attuare la riforma, l’agricoltura che caratterizza le aree interne è rimasta immutata, tanto che «sarebbe più appropriato parlare di riforma fondiaria più che di riforma agraria». Non sono sufficienti le case coloniche, i servizi, la scuola, l’assistenza sanitaria e la corrente elettrica se

la mancanza di credito e sbocchi commerciali, e soprattutto di un'adeguata assistenza tecnica, non [permette] ai nuovi coloni di passare da un'agricoltura di sussistenza a una orientata verso il mercato, obbiettivo che era stato tra i principali della riforma.

Da un lato, ciò determina che i contadini siano costretti a «forme di occupazione precaria», spesso nell’edilizia, e dall’altro lato causa l’emigrazione verso il Nord Italia o all’estero.
Queste sono alcune delle considerazioni che l’antropologo olandese Anton Blok descrive nel 1961, quando arriva a Contessa Entellina per spiegare il contesto sociale e culturale nella Sicilia profonda, riflessioni raccolte nel testo “La mafia di un villaggio siciliano. 1860 – 1960” che potrebbe considerarsi come un affresco paradigmatico e riproducibile anche in altre zone dell’isola dove la riforma agraria, più che un atto di rottura dagli «interessi costituiti, vecchi e nuovi», ha rafforzato il potere e l’integrità dei soliti pochi.
Il territorio di Contessa Entellina ricade nel comprensorio di bonifica dell’Alto e Medio Belice dove, oltre alle opere già realizzate negli anni Quaranta dall’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano, l’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS) prevede numerosi cantieri. Il 19 ottobre 1952 si avviano le assegnazioni dei terreni alle famiglie di contadini che diventano proprietarie della terra. Fin dall’alba, come riportano le cronanche di quella giornata storica, grandi folle si sono riversate a Piazza Umberto I dove si sono svolte le operazioni di sorteggio. Dopo le assegnazioni, hanno preso parola diverse autorità, arrivate per l’occasione: il Presidente dell’ARS On. Giulio Bonfiglio, l’Assessore Giocchino Germanà, il Prefetto Angelo Vicari, il Commissario dell’Ente Rosario Corona e il Sindaco Lo Jacono. Corona difende a suo modo la legge sulla riforma agraria, ne descrive la portata sociale e parla delle attività dell’ente da lui presieduto; elogia la famiglia Maiorca – Pecoraro che «prima fra tutti offrì la terra» ed annuncia che in breve tempo si darà avvio ai lavori per la costruzione delle case coloniche e di tre borghi così da assicurare «l’assistenza religiosa, scolastica e sanitaria»; si rivolge infine a coloro che non sono stati sorteggiati. «L’applicazione della legge di riforma — dice — proseguirà senza soste […] e poichè nei territori di Contessa parecchie terre dovranno essere ancora distribuite, anch’essi nel prossimo o nei prossimi sorteggi otterranno […], il loro podere». È la volta di Germanà che «esordisce dicendo che la cerimonia […] costituisce la prima tappa della realizzazione della Riforma Agraria in Sicilia, perchè qui l’impegno del Governo e dell’Assemblea Regionale ha trovato piena attuazione». La conclusione dell’Assessore è incentrata sul vasto programma di opere di bonifica e di trasformazione, sostenute dalla Cassa per il Mezzogiorno, e sulla certezza di un aiuto tecnico ai contadini dall’Amministrazione Pubblica. Conclusi i discorsi, molto spesso retorici e autocelebrativi, i contadini si incamminano verso le terre per prenderne possesso. Non solo nel paese arbereshe si è dato avvio al conferimento ma anche a Castronovo, Montemaggiore Belsito e, non a caso, a Francavilla di Sicilia, dove sono stati assegnati i lotti delle contrade Piano Torre II-III, Morfia, Pietrapizzuta, San Giovanni, Malfitana e Monastero Bucceri nei pressi di Borgo Schisina. Danze, colori, volti e speranze che ricordano le cerimonie inaugurali che il 18 dicembre 1940 erano state organizzate dal fascismo per celebrare l’assalto al latifondo. Anche allora le parole e la presenza delle alte cariche dello Stato facevano sperare le masse rurali in una profonda trasformazione che, tuttavia, non fu mai compiuta nemmeno nei decenni successivi.
All’interno del perimetro del Consorzio Alto e Medio Belice si pianificano circa quaranta borghi rurali sia di competenza ERAS che consortile. Al 26 agosto 1955, la situazione all’interno dell’area risulta essere la seguente:

BORGHI DEL CONSORZIO

BORGHI ERAS

Nonostante le parole altisonanti dell’Assessore all’Agricoltura che abbiamo riportato, gli impegni sono stati disattesi e solo una parte ridotta del vasto programma di opere pubbliche su questo territorio è portata a termine. Germanà, però, reputa, certamente non senza pressioni, la zona di Contessa Entellina «fra le più vive e pulsanti», un esempio da seguire anche altrove. Decide, così, di far piantare su queste terre oltre cinquecento tra meli e peri destinati inizialmente all’intera isola, donati alla Sicilia dal Cancelliere Konrad Adenauer come atto di riconoscenza e simpatia per aver ricevuto degli oleandri proprio dall’Assessore. La cerimonia di consegna si tiene nel gennaio 1955 tra Piano Cavaliere e Borgo Roccella alla presenza di una folla di contadini, delle autorità tedesche, del Vescovo di Piana degli Albanesi Mons. Giuseppe Perniciaro, di alcuni funzionari dell’ERAS, del Sindaco Nicolò Clesi e di Gaspare Bruno, Presidente della Cooperativa Agricola “Contessa Entellina”. 

Borgo Castagnola è l’ultimo dei centri di servizio realizzati dall’ERAS, al confine meridionale del Consorzio Alto e Medio Belice. Il suo raggio di influenza, sovrapposto con quello di un centro di tipo C  previsto in Contrada Chiappetta, comprende i piani di ripartizione 55 e 547. In base al quadro riassuntivo delle opere di competenza dell’ERAS, il borgo rurale risulta al 1954 in fase di progettazione per un importo di circa ventisei milioni di Lire. Due anni dopo, i nuovi interventi attuati nella provincia di Palermo dall’Ente di Riforma riportano la realizzazione di Borgo Manganaro e Borgo Pizzillo; la costruzione di Borgo Portella della Croce, Borgo Piano Cavaliere e Borgo Castagnola; l’appalto di Borgo Roccella. In programma, invece, sono due borghi di tipo B: uno, quello in Contrada Calcibaida, è ripreso dalla pianificazione degli anni Trenta proposta dall’Istituto Vittorio Emanuele III per il Bonificamento della Sicilia; l’altro è in Contrada Cammisini nei pressi di Collesano. Sette sono i borghi del tipo C, tra cui quello in Contrada Garbinogara e 19 scuole tra le quali quelle di Vicaretto, Filaga, Desisa, Polizzello e Landro. Nel tempo, molte di queste opere sono state ridimensionate o non realizzate nonostante siano stati redatti i progetti e gli studi di fattibilità, lasciando desolate intere aree che forse avrebbero beneficiato dei servizi essenziali.
La lettere d’incarico per la progettazione di Borgo Castagnola e della relativa strada di accesso è affidata all’Ing. Angelo Imburgia. Lo studio prevede la costruzione di una chiesetta con sacrestia, una scuola con un’aula ed alloggio per insegnante, un ambulatorio medico e un locale per il custode del borgo. Il progetto in forma esecutiva, redatto in cinque copie, contiene anche la relazione tecnica, la corografia, la planimetria e tutti quei documenti utili per un esame preliminare degli studi di massima. Nel piano regolatore del centro, inoltre, si deve tenere conto di una sufficiente zona di rispetto da destinare a verde e la creazione di piccoli orti familiari da assegnare ai residenti. Si specifica anche che «l’elaborato resterà di proprietà di questa Amministrazione, la quale potrà […], introdurvi tutte quelle varianti ed aggiunte che saranno riconosciute necessarie». Imburgia è tenuto a consegnare la documentazione entro il 30 novembre 1953, trascorso tale termine, l’incarico si ritiene revocato. L’onorario corrisposto è determinato secondo la tariffa professionale degli Ingegneri ed Architetti del 2 marzo 1949 n.143, sulla base dell’importo dei lavori a base d’asta, dopo l’approvazione del progetto da parte del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Palermo. Il compenso è suddiviso per il 70% alla presentazione del progetto e per il rimante 30% dopo il parare positivo espresso dal Provveditorato stesso.
Sottoscritto il contratto, Imburgia inizia a lavorare alacremente e, rispettando i tempi, presenta all’ERAS il proprio lavoro che è approvato con deliberazione n. 508/R.A. del 25 gennaio 1955. Dalle stime si ricava che la costruzione di Borgo Castagnola ammonta a 26.400.000Lire, suddivisi in 19.000.000Lire per i lavori a base d’asta e 7.400.000 per le somme a disposizione dell’Amministrazione; la realizzazione della strada di accesso comporta, invece, una spesa di 100.000.000Lire di cui 92.940.988Lire per i lavori a base d’asta e 7.059.012 per le somme a disposizione. Il 23 aprile 1955 con voto n.25 il Sottocomitato Tecnico Amministrativo per la Riforma Agraria esprime parere favorevole con l’eccezione della riduzione a 85.000.000Lire per l’importo complessivo relativo al progetto della strada. Alla luce di tali considerazioni, il 3 maggio 1955 con Decreto Assessoriale n.4250/R.A. sono approvati i due progetti la cui esecuzione è dichiarata indifferibile e urgente ai sensi e per gli effetti dell’art.71 della Legge 25 giugno 1865, n.2359, sulle espropriazioni per cause di pubblica utilità. Infine, secondo l’art.3 del decreto assessoriale, si dichiara che i lavori sono da eseguire con i fondi messi a disposizione dalla Cassa per il Mezzogiorno e col sistema della licitazione privata.
Esperite le pratiche di concessione, l’ERAS ottiene dall’Assessorato Agricoltura e Foreste con nota n.04958/R.A. del 21 maggio 1955, l’autorizzazione per indire la gara di affidamento dei lavori. Il 10 settembre con lettera n.55032 sono invitate a partecipare 28 ditte tra cui l’Impresa Francesco Marchese, l’Impresa Miuccio Umberto e l’Impresa Clemente Cortese e Figli che offre il ribasso migliore all’8,78%, facendo scendere la spesa totale a 89.441.210Lire. L’ERAS, pertanto, con deliberazione n.69/R.A. del 20 ottobre 1955 affida a quest’ultima impresa l’appalto per la costruzione del centro di servizio e della via di ingresso.
Il verbale di ultimazione dei lavori di Borgo Castagnola è del 12 agosto 1957 e gli edifici e le opere sono collaudate il 19 agosto 1958. Il 3 febbraio 1960, la sede romana dell’impresa invia alla direzione dell’ERAS una lettera in cui si richiama l’attenzione sulla situazione di

ritardo ingiustificabile e perdurante, ogni oltre tollerabile limite, nelle operazioni di pagamenti, collaudi, liquidazioni finali, svincoli cauzionali etc. relative ai lavori assunti e svolti presso l'ERAS.

Il collaudo è avvenuto tre mesi dopo il termine massimo previsto per legge, ma ben più grave è il fatto che, ad oggi, l'Impresa deve ancora incassare il credito residuo di L. 2.268.951 [...] e non si è ancora proceduto allo svincolo della cauzione costituita in effettive L. 988.271, i cui interessi bancari gravano dal 25 marzo 1956, data di costituzione del deposito. Sarebbe superfluo ogni commento a dati così eloquenti e pertanto lo scrivente si appella a codesta Spett.le Direzione perchè i suoi diritti non vengano ulteriormente ignorati.

Purtroppo non conosciamo l’esito della vicenda a causa della mancanza negli archivi delle risposte e della scomparsa della stessa impresa dal mondo dell’edilizia.
Nella zona prossima a Borgo Castagnola, l’ERAS scorpora 92.36.57Ha. di terreno dalla Ditta Inglese Letizia e li suddivide in 20 lotti. Si prevede, però, la costruzione di sole 16 case «perchè gli assegnatari dei lotti 7°-8°-9°-e 10° usufruiscono di alloggi in un gruppo di fabbricati esistente nel conferimento ubicato sul confine dei lotti 7°-9°-e 10°», ovvero Cozzo Finocchio.
Per aderire alle richieste fatte dagli assegnatari, nei singoli lotti si decide di costruire case del  “tipo 12 serie b.b.” per una superficie coperta una  di circa 116mq. e per un volume complessivo (vuoto per pieno) di circa 416mc. Le strutture sono costituite da una stanza soggiorno con cucina, due camere da letto, una stalla, porcile, pollaio, ripostiglio, di una tettoia e di un forno. Ogni casa è arredata con una tavola in marmo, con «banco a cuocere a due fornelli di cui uno a legna ed uno a carbone; con una cappa di cemento amianto; con una vasca lavatoio in cemento a graniglia […]; con un lavandino con scolapiatti in cemento e un buttatoio». Oltre alle abitazioni, poco distanti dalla nuova strada di bonifica che collega Bisacquino a S. Margherita Belice, si prevede anche la costruzione delle fognature, delle concimaie e delle stradelle interpoderali. Il rifornimento idrico è garantito da alcune sorgenti presenti in località Pomo ad 800m. Il costo complessivo delle varie opere ammonta a 59.7240.000Lire, suddivisi in 2.818.456Lire per una singola casa; 40.308Lire per i costi della fognatura; 95.370Lire per i costi della concimaia; 40.300Lire per i costi del pozzo di chiarificazione; 562.500Lire per i costi dei tratti delle stradelle interpoderali relative.
Dalla documentazione che ci è arrivata, è possibile desumere che la popolazione presente nel raggio di 5km. da Borgo Castagnola è di circa 176 persone, di cui 18 residenti nel borgo stesso. I servizi attivi sono limitati alla custodia e alla pubblica sicurezza mentre l’assistenza religiosa non è fornita. Tra le spese per la gestione e manutenzione dei locali del centro rurale, sono da rilevare quelle annue per la guardiania (500.000Lire) e quelle generali (trasporto dell’acqua, dell’illuminazione pubblica, della manutenzione del verde, etc.), oltre ai contribuiti per il servizio di collegamento, garantito dalle Autolinee Stassi.
Le vicende di Borgo Castagnola si intrecciano con quelle degli altri centri di servizio del comprensorio di Contessa Entellina, soprattutto per ciò che riguarda il servizio di custodia. Questo è garantito a Borgo Castagnola dal primo febbraio 1960 dal Sig. Antonino Petralia a cui viene anche affidato Borgo Pizzillo. Petralia è, però, costretto a continui spostamenti tra i due centri fino al 5 ottobre 1962, quando l’ERAS procede alla consegna dei locali riservati al guardiano, fino a quel momento adibiti ad alloggio per la squadriglia di Carabinieri.
Nei successivi venticinque anni, nulla di significativo accade fino al 1988 quando l’ESA predispone un sopralluogo in alcuni borghi rurali per constatarne le condizioni. La relazione inerente Borgo Castagnola descrive come alcuni edifici risultino occupati da privati in modo più o meno stabile e dal Corpo Forestale che qui ha un suo distaccamento. Esiste una cabina elettrica che fornisce energia alle abitazioni ma che, nonostante l’impianto di distribuzione, rimangono al buio per «totale difetto di manutenzione».
Un importante contributo per la ricostruzione delle vicende del borgo contessioto sono fornite dal Calogero Raviotta secondo cui il 29 luglio 1990 «la cappella del borgo Castagnola viene dedicata a S. Antonio Abate ed ufficialmente aperta al culto da Mons. Sotir Ferrara, vescovo di Piana degli Albanesi, che consacra l’altare e benedice l’intero edificio, alla presenza delle autorità locali e di un numeroso gruppo di fedeli».
Il 25 giugno 1993 con delibera n.505, sottostando alle disposizioni della Legge 890/1942, Borgo Castagnola è consegnato gratuitamente e nello stato in cui si trova al Comune di Contessa Entellina. Con tale deliberazione, si revocano inoltre le disposizioni che prevedevano la concessioni «dell’appartamento del secondo edificio» al Sig. Piraino e l’utilizzo della chiesa e degli annessi locali all’Eparchia di Piana degli Albanesi, secondo quanto stabilito in precedenza con deliberazione n.903/C.E. del 28 novembre 1989. È il Comune che riaffida gli spazi all’Eparchia e il 9 settembre 1999 «nella chiesa del Borgo Castagnola viene benedetta e intronizzata una icona di S. Antonio Abate, cui è dedicata la cappella. L’icona è stata dipinta da papas Nino Cuccia di Contessa».
Arrivando ai nostri giorni, il piccolo centro rurale si trova in stato di abbandono. In estate, il Corpo Forestale stabilisce ancora un suo distaccamento e la piccola chiesa celebra saltuariamente le funzioni con rito greco-ortodosso. Il resto, invece, è affidato al tempo e alla sua azione lenta e costante che prima o dopo causerà il deperimento delle strutture.