BORGO RUNZA

TIPO DI BORGO — C

progettista — Antonino Barraco

data di progetto — 1953

località — c.da runza

stato di conservazione — pessimo

Borgo Runza, indicato come “da progettare” nel bilancio ERAS 1956-57, serve il Piano di Ripartizione (d’ora in poi P.R.) n.29 suddiviso in 31 lotti, scorporati alla «ditta Adragna Maria Carmela fu Girolamo». L’area in cui sorge il centro di servizio ricade in territorio di Mazara Del Vallo non lontano dalla piccola frazione di Borgata Costiera e faceva parte del Consorzio di Bonifica Casale – Tre Cupole – Bellusa – Bucari. Le prime previsioni di costruzione di un Borgo rurale nella zona risalgono al 1952 quando il Provveditorato alle Opere Pubbliche della Sicilia con votazione del 30 Ottobre approvò al Consorzio di Bonifica un piano di bonifica nel quale includere «un Borgo di tipo B sorgente in località Tre Cupole all’incrocio delle strade di bonifica 1-2-3 e due di tipo C in località Riddusa e Rampigallo».
Il 25 marzo 1958, fu affidato all’Arch. Antonino Barraco — lo stesso che si occupò della Scuola Agraria Professionale di Castellamare del Golfo e di quella di Borgo Vicaretto — il compito di redigere una relazione per un «progetto tipo di nucleo di servizi pubblici» da realizzare nei 104.10.95Ha di terreni già scorporati. Risultava, infatti, necessaria la realizzazione di un borgo rurale date le

pressanti richieste degli assegnatari essendo notevole la distanza di detta contrada dai più vicini centri di approvvigionamento

Il progetto, presentato il 17 luglio 1957, fu approvato dal Comitato Tecnico Amminstrativo per la Riforma Agraria il 19 luglio dando in questo modo seguito alle richieste e alle sollecitazioni degli assegnatari non solo del PR29 ma anche del PR272 «composto da 23 lotti e per i quali è in previsione la costruzione di altrettante case per assegnatari» e dei «numerosi mezzadri, affittuari e coloni degli ex fondi Cudda, Bucari e Runza».
Il nucleo, dunque, si costituiva da una scuola ed un asilo con alloggi, l’uffcio dell’Ente, una sede cooperativa e magazzini. La superficie totale coperta dal nuovo centro rurale sarebbe stata di 35000mq dei quali circa 10000mq occupati dalla piazza, dalle vie e dai fabbricati mentre il rimanente da sistemare a verde.
L’edificio scolastico era composto da un ampio ingresso con due aule, capaci di accogliere 30-35 alunni ciascuna, e bagni al piano terreno. Al primo piano «sono stati ricavati due alloggi per gli insegnanti», composti da ingresso, pranzo-soggiorno, camere da letto, bagno e ripostiglio.  L’asilo con un’aula, refettorio ed alloggi si sviluppava tutto su un unico piano e comprendeva anche l’alloggio per la «maestra giardiniera». L’edificio destinato, invece, agli uffici dell’Ente era caratterizzato da due fabbricati uniti da un portico: nel primo, oltre agli uffici ERAS, si trovavano la sede della cooperativa per gli assegnatari, un piccolo alloggio per i funzionari dell’Ente mentre nel secondo un deposito per derrate e raccolti. Infine, era stato già predisposto un progetto per la realizzazione di un acquedotto che avrebbe garantito acqua potabile al centro di servizio.
Nonostante il progetto fosse stato approvato già nel 1957, risultava, secondo il D.A. 1899/R.A. del 05-02-1959, ancora in corso d’appalto per una spesa totale di 45.370.000Lire, cifra che rientrava nei limiti di spesa imposti dalla circolare del 1953 e che

non risulta eccessiva, sia in relazione alla superficie complessiva scorporata per i due piani di ripartizione Ha 104.10.95 + Ha 89.97.36 = Ha 194.08.31 sia per le funzioni sociali che detto centro andrà a svolgere anche nei riguardi della piccola proprietà contadina che da tempo è insediata nella zona.

Il Borgo di tipo C comprende a monte un’area di circa 2000mq a seminativo e si trova in posizione baricentrica rispetto alle le 31 case coloniche tipiche della riforma agraria degli anni Cinquanta. La strada di accesso fu realizzata in base al progetto del 30 aprile 1954 per un importo di 84.000.000Lire suddivisi in 78.235.000Lire per i lavori a base d’asta e 5.769.000Lire per espropriazioni ed alberatura. La domanda venne presentata al CTA del Provveditorato alle Opere Pubbliche il 12 giugno ed approvata nell’adunanza del 24 settembre di quell’anno con voto favorevole n.31978.
Le abitazioni, costruite dall’Impresa Anonima Bresciana Costruzioni (ABC) — la stessa di Borgo Marroccia-Capo D’acqua — sono caratterizzate da un piccolo portico che permette l’accesso a una cucina con forno, alle stanze da letto e alla stalla con mangiatoia. Le uniche decorazioni concesse a queste spartane e semplici abitazioni erano le ceramiche De Simone, nota firma dell’artigianato siciliano, ormai scomparse e di cui rimane solo la cornice nel calcestruzzo. Gli ultimi disegni che riproponevano scene sacre tratte dalla “Via Crucis” si possono ritrovare in altre case coloniche sparse per la Sicilia. Nel corso del tempo, alcune delle abitazioni realizzate sono state abbattute per lasciare posto alla centrale fotovoltaica che sorge proprio di fronte alla piazza del Borgo, altre invece sono state demolite per allargare i vigneti di uva da mosto caratterizzante il paesaggio circostante.
Il progetto di Borgo Runza è facilmente desumibile dagli altri borghi coevi che presentano strutture e disposizioni analoghe. Difatti, l’Ufficio Tecnico Riforma Agraria – Settore Borghi – diretto allora dall’Ing. Luigi Panico sembra abbia voluto basare i centri della Riforma Agraria su disegni e valutazioni del tutto simili tra loro. Pare chiaro, dunque, che si era abbandonata ormai la strada percorsa dall’ECLS di affidare a giovani e promettenti architetti e ingegneri la progettazione dei centri rurali, per intraprendere una via rivolta al risparmio di tempo ed energie. Oltre al vicino Borgo Dagala Fonda o a Borgo Grancifone – La Loggia, pochi furono i casi in cui l’ERAS affidò a progettisti esterni il compito di realizzare nuove borgate agricole, preferendo coinvolgere tecnici presenti già nel proprio organico. Erano in tutto 34 gli architetti, gli ingegneri e i professionisti diretti dal Panico che vennero incaricati a vario titolo nella pianificazione dei borghi e delle scuole agrarie professionali.
Oltre ad aver deciso di realizzare borghi “in serie” — ne sono un esempio i progetti di Borgo Cuticchi [EN], Borgo Gurgazzi [CL] o Borgo Desisa [PA] e dello stesso Borgo Runza — l’ERAS iniziò ad attuare tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta una politica che escludeva dalla vita rurale la Chiesa, elemento imprescindibile per ogni Borgo siciliano, fino a quel momento cuore pulsante e centro aggregativo per le comunità che si trovavano lontane dai paesi.
Il sopralluogo di collaudo dei locali venne effettuato il 13 settembre 1963, come da nota n. 1972 del 14 settembre di quell’anno, e da quella data si richiese la nomina del custode. Fu nominato Vincenzo Messina di Mussomeli che già in precedenza aveva avanzato la sua richiesta per uno dei borghi ERAS, assunto dal 15 novembre 1963 fino a 30 Settembre 1964, come da nota n. 70051 del 13 novembre. Come vedremo, il Messina rimarrà custode del Borgo fino al 1975 quando l’Ente decise di revocare ogni servizio di custodia.
Prendendo in esame il Verbale di Consegna, datato 21 gennaio 1964, si può risalire alla reale ultimazione dei lavori di costruzione di Borgo Runza da parte dell’impresa Fileccia al 16 gennaio 1964. Si legge, difatti, che l’affidamento di guardiania a Vincenzo Messina venne sottoscritto in ritardo rispetto a quanto previsto dall’incarico ricevuto giusta nota n. 79424 del 21 dicembre 1963. Il ritardo fu causato dalla mancata consegna delle chiavi al Messina da parte dell’impresa di costruzione che fu sollecitata «sia a mezzo telefonate che con regolare lettera del 4-1-964 n°03».
A differenza di quanto accadeva negli altri borghi – emblematico il caso di Borgo Piano Torre II – III – il custode di Runza era dedito al suo incarico tanto da allertare la sede provinciale dell’Ente a prendere provvedimenti a causa «di parecchie macchie di umidità dovute alle infiltrazioni di acque piovane» (nota n. 46 del 28 gennaio 1965). A questa nota seguirà una minuziosa perizia descrittiva dei lavori di manutenzione dei singoli locali in data 13 aprile 1965: così, per la sede della Cooperativa era necessario ritinteggiare le pareti con materiali antimuffa e impermiabilizzare le verande, per l’Asilo «era necessario intervenire con getto di materiale catramante nelle terrazze» colpite da infiltrazioni. Nei locali della Scuola, invece, adibiti fino a quel momento ad abitazione del custode erano «necessari lavori di tinteggiatura previo spazzolamento dei muri» perimetrali  attaccati da macchie di muffa. Inoltre, si dava ordine di liberare le grondaie e ordinare le tegole divelte dal vento o dai nidi degli uccelli. L’ammontare  della spesa per “i lavori a corpo” prevista dal tecnico Vito Ramo era di circa 90.000Lire tenendo «in considerazione la distanza del Borgo rispetto al centro di Mazara». Il 24 Giugno 1965 viene stilata dall’Ufficio Gestione Borghi un relazione in cui si denuncia che, nonostante la nota n.12941 del 4 gennaio 1965 approvata dall’Ass. Agricoltura e Foreste, Borgo Runza non rientrava nella deliberazione generale n.120 del 28 novembre 1964 riguardante «spese di materiali di consumo occorrente per i servizi pubblici di illuminazione e pulizia, per fornitura d’acqua e per eventuali contributi per i servizi di collegamento e per interventi urgenti per piccole riparazioni nei borghi rurali dell’Isola».
Nuovi lavori furono necessari e il 9 agosto 1969 fu ordinata un’ennesima perizia tecnica. L’ordine di spesa ebbe un forte rincaro tanto da arrivare a 672.000Lire in cui erano rendicontate la revisione dei tetti e delle grondaie, la sostituzione delle serrande e dei vetri, collocazione dei sanitari, verniciatura di serrande e inferriate, riparazione di un tramezzo e spazzolatura e imbiancatura di pareti interne. Tutte le voci di spesa furono accordate dall’Ufficio edilizia e viabilità dell’ERAS eccetto quelle relative alla «carteggiatura e tinteggiatura con antiruggine e vernice a smalto per inferriate». Si ritenne, infatti, che «la predetta categoria di lavoro possa eseguirsi a 600Lire al metro quadro anziché 800Lire», secondo quanto riportato in nota n. 5794 del 6 ottobre 1969. La nota di risposta non tardò ad arrivare e così si legge nella nota n. 9658 del 21 novembre 1969 che «a seguito dei contatti avuti con maestranze locali, […] il prezzo per la tinteggiatura e carteggiatura delle inferriate non può ridursi a 600Lire/mq, in considerazione delle difficoltà che rilevano gli interessati nella realizzazione dei lavori poiché, gli stessi fanno rilevare che, i lavori di che trattasi, oltre che per la distanza dal centro di Mazara anche per l’assenza di energia elettrica, presentano scarso margine di guadagno». Date tali considerazioni e «in ottemperanza alla deliberazione 168 del 4 marzo 1970», si autorizzò l’invio di 67.2000Lire – da includere al Cap.104 del bilancio di previsione dell’Ente per l’esercizio 1970 – alla sede provinciale ESA di Trapani per avviare i lavori di manutenzione programmati. Ma un promemoria, firmato dal Capo Servizi dell’Uff. Gestione Borghi il Dr. Luigi Vassallo e diretto al Presidente dell’Ente, segnalava che Borgo Runza «non è abitato né si prevede lo possa essere in futuro». Tale documento, però, sembra non essere stato mai inviato al destinatario in quanto mancante dei timbri e delle bolle di ricezione. Da lì a poco Runza venne scelto come posto di guardia per l’Arma dei Carabinieri che ne richiese alcuni locali.
La prima domanda formale da parte dell’Arma per l’affidamento di alcuni locali del Borgo risale al 29 ottobre 1969 con nota n. 613. Qui veniva richiesta «la possibilità di cedere in uso, a titolo provvisorio un appartamento del complesso edilizio di “Borgo Bucari”». Il 31 gennaio 1970, però, il capo servizi dell’Ente il Dr. Luigi Vassallo sarà costretto a formalizzare con nota n.150 una nuova richiesta ai CC a causa di «errata denominazione del Borgo!. Ciò, in buona sostanza, allungò i tempi di affidamento del locali ed ancora il 28 aprile 1970 il gruppo trapanese dei Carabinieri ribadiva la necessità della presenza dello Stato nella zona di Runza. La firma di questi documenti è a nome del Generale Mario Sateriale che diverrà stretto collaboratore del Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo e che il 13 marzo del 1984, all’epoca comandante dell’Arma presso la Regione Piemonte, perse la vita in un incidente avvenuto sulle montagne della Val Chisone (a una cinquantina di chilometri in linea d’aria da Torino), mentre si stava recando ad assistere a un’esercitazione. Con lui morirono il capitano Fausto Paniconi, il maresciallo pilota Nibaldo Bianchini e il brigadiere Mario Betacchini. L’elicottero era decollato dalla caserma Cernaia di Torino; una ventina di minuti dopo la partenza, alla centrale operativa era arrivato l’ultima drammatica comunicazione: «Stiamo precipitando». Il velivolo era stato trovato dopo ore di ricerche sulle pendici del monte Cotarauta, tre chilometri sopra Inverso di Pinasca. Causa dell’incidente fu un guasto meccanico. Due montanari, che si trovavano a circa un chilometro di distanza, raccontarono di aver sentito l’elicottero avvicinarsi e poi perdere colpi, come se fosse un’automobile che “andava a singhiozzo”. Poi un boato e poco dopo, tra la nebbia, avevano intravisto le fiamme, sviluppatesi dopo l’impatto con il suolo [fonte Il Tirreno].
Con nota n.6352 del 15 dicembre 1973, si rendeva noto, successivamente alla perizia tecnica, che erano «necessari lavori di manutenzione per eliminare la inefficienza dell’impianto elettrico sotto traccia nel locali adibiti a Caserma Carabinieri», nonostante il progetto relativo all’elettrificazione di Runza risalisse al 28 febbraio 1969 ma bloccato presso il C.T. Opere ESA dell’Ass. Agricoltura e Foreste.
Il contratto di concessione, stipulato in data 26 agosto 1971 con il quale si dava alla Squadriglia di Tre Cupole una sede per far fronte ai problemi di pubblica sicurezza mossi dal Generale Sateriale, venne scisso pochi anni dopo tramite nota n.5413 Div. 1 del 29 marzo 1975 inviata dalla Prefettura di Trapani alla Presidenza dell’ESA. Questo episodio segnò non solo un fallimento per la Riforma Agraria ma anche una sconfitta per lo Stato che dovette lasciare campo all’azione della Mafia rurale nella zona trapanese.
Con la nota n. 2316/pers. del 19 febbraio 1975, si segnò un punto decisivo nella vita e nelle attività di Borgo Runza: difatti, l’ufficio del personale dell’ERAS deliberò, dopo aver accertato che all’interno delle strutture non «risulta depositato mobilio di arredamento e altro materiale asportabile», di revocare il servizio di guardiania che fu sostituito da saltuarie visite di controllo. Così, la presenza di Vincenzo Messina che per anni aveva curato e mantenuto in vita il piccolo Borgo viene meno, condannando al declino le strutture e la zona circostante.
Il destino di Borgo Runza sarebbe potuto cambiare quando il 9 giugno 1975, l’ESA ricevette una richiesta di acquisto da parte di due piccoli coltivatori marsalesi – Vito e Giovanni Nibbio – disposti a riconvertire le strutture in «azienda di industria di polli, conigli e vitelli da ingrasso. Alla cordata di imprenditori locali si sarebbero aggiunti i fratelli Rocco e Pietro Impiccichè, allevatori di ovini». Dalle carte possedute in archivio non sembra che alcuna risposta sia stata data alla coppia di fratelli, decretando così la fine di Runza nonostante si potesse rilanciare la zona e il Borgo stesso.
Le pratiche di passaggio e acquisizione del Borgo al Comune di Mazara del Vallo iniziano nel 1975 e vengono approvate dal Consiglio Comunale il 23 novembre di quello stesso anno con voto unanime dei consiglieri. Il 7 giugno 1978 come da deliberazione n.174 / C.A., seguendo i dettami della Legge n.890/1942, Borgo Runza venne formalmente ceduto al Comune di Mazara del Vallo. È del 19 maggio 1980 il verbale di consegna che viene accettato dall’Assessore LL.PP. Bartolomeo Mezzapelle, in rappresentanza del Sindaco e alla presenza del Geom. Asta per l’ESA di Trapani.