BORGO CAMMISINI

TIPO DI BORGO — case coloniche \ c (solo progetto)

progettista — ufficio borghi ERAS

data di progetto — 1961

località — c.da cammisini

stato di conservazione — mediocre

Le vicende di Cammisini, legate alla storia della riforma fondiaria in Sicilia, iniziano alla fine degli anni Trenta del Novecento. Qui, si trova uno dei nove gruppi di case cantoniere, realizzate nel 1937 dall’Amministrazione provinciale di Palermo. Dopo il secondo conflitto mondiale ed una società in pieno boom economico, l’Ente di Riforma Agraria per la Sicilia (ERAS) progetta in questa zona delle Madonie diverse case per assegnatari ed un centro rurale in modo da ridurre l’isolamento delle famiglie e fornire i servizi indispensabili alla vita collettiva. Un piano importante per l’economia della zona che nonostante tutto non riesce a trovare piena applicazione. Ma andiamo con ordine.
La contrada Cammisini si trova tra i paesi di Scillato e Collesano nel Parco delle Madonie. Ad inzio anni Cinquanta, l’ERAS procede allo scorporo dei terreni, ai sensi dell’art. 33 della Legge n.104/1950, da cui si definiscono i piani di ripartizione (PR) 291, 541 e PR33b, espropriati ai Caissotti di Chiusano e ai De Vito Piscicelli, Conti di Collesano, entrambe famiglie in vista del mondo finanziario e politico italiano di quel periodo. Il PR291, assegnato secondo la delibera assessoriale n.6255 del 31 luglio 1954, è caratterizzato da tre sezioni di terreno, così distinte: la prima di 267,77.55ha comprende 71 lotti nelle contrade Cammisini A e Cammisini B; la seconda di 63,84.75 comprende 20 lotti in contrada Valle Fico; la terza è estesa per 17,71.13ha e comprende 5 lotti in contrada Pianolungo. L’accesso alle prime due aree è garantito dalla strada che collega Collesano con Polizzi, mentre per raggiungere la zona di Pianolungo si devono «percorrere alcuni chilometri di mulattiera». L’approvvigionamento idrico, fondamentale per l’insediamento stabile dei coloni e per l’allevamento del bestiame, è garantito dall’acquedotto che serve i due nuclei di case oltre a 4 pozzi e 45 vasche di raccolta per l’irrigazione, le cui spese di realizzazione ammontano a 6.615.000Lire. In base alla relazione agronomica del 22 dicembre 1959, il costo complessivo per migliorare il fondo ammonta a ulteriori 40.131.567Lire secondo quanto indicato dal tecnico incaricato Dr. Antonio Martinez. Il 20 settembre 1960, il Commissario Straordinario dell’ERAS Rosario Lentini invia la delibera n.1313 con cui si sottopone all’Assessorato Agricoltura e Foreste il progetto di trasformazione per il PR291 che viene approvato il 28 aprile 1961 con la riserva di «determinare con successivo provvedimento la misura del contributo statale».
Il PR541 in contrada Cava, invece, ha un’estensione di soli 47.43,02ha suddivisi in nove lotti di 5.25,00ha ciascuno, sorteggiati il 15 maggio 1955 a favore degli aventi diritto. L’accesso ai terreni è garantito da una stradella che si «dipartirà dalla trazzera Cammisini». In questo caso, l’importo complessivo per le opere è di 28.985.434 Lire di cui 9.342.947 per le opere di miglioramento e 14.000.000Lire per la costruzione dei fabbricati rurali, dotati di tre vani, stalla per gli animali, concimaia e fienile.
Definiti i piani di conferimento, l’ERAS provvede a stilare un piano per la realizzazione di duecento abitazioni. L’incarico è affidato all’impresa milanese Guffanti in base al contratto dell’11 agosto 1956 per un importo previsto di 658.614.000Lire (3.300.000Lire a casa) al netto del ribasso contrattuale dello 0,20%.
Il 16 maggio 1957, il direttore del lavori Ing. Matteo Giordano invia all’assessorato compentente una relazione in cui richiede l’autorizzazione ad eseguire «nelle more dell’approvazione della perizia» le opere, nonostante un aumento dei prezzi per le singole abitazioni. Ciò è dovuto al fatto che

in sede degli esami preliminari alla consegna dei lavori è stato rilevato che la maggior parte dei terreni sui quali si deve intervenire, ricadono in zone che presentano particolari difficoltà e per natura e giacitura, nonchè per altitudine, esposizione e caratteristiche climatiche

Perciò, secondo Giordano per poter costruire le case e garantirne l’abitabilità e la stabilità è necessario adottare degli accorgimenti particolari ed eseguire dei lavori superiori al previsto: sbancamenti, fondazioni e murature che vanno ad influire nel totale della spesa per 92.430Lire in più rispetto al prezzo iniziale. L’impresa, però, suggerisce l’eliminazione dei fienili e delle concimaie così da «realizzare un’ulteriore economia» di 270.000Lire per abitazione.
Il 13 agosto 1957, il Direttore dell’ERAS Arcangelo Cammarata invia un circolare a vari uffici dell’Ente in cui richiama l’attenzione innanzitutto sulla necessità di prendere contatti con l’Ufficio Assegnazioni per verificare che i terreni su cui operare siano liberi da qualsiasi tipo di pendenza amministrativo-legale e segnalati liberi. Si chiede, ancora, di accertarsi che non subentrino motivi tecnici che

rendano necessario operare in luogo diverso da quello previsto; in tali casi è d'uopo fare pervenire all'Ufficio Assegnazioni una dettagliata relazione dalla quale risultino i motivi che rendono consigliabile lo spostamento [...], affinchè l'Ufficio Amministrativo abbia gli elementi per proporre all'Assessorato per l'Agricoltura le modifiche occorrenti.  È evidente, infatti che se la superficie prevista per la costruzione non è tecnicamente idonea mentre più adatta risulta quella costituente un lotto già assegnato, occorre modificare il piano di ripartizione in modo da destinare all'assegnatario la superficie prima interessata dalle costruzioni e lasciare disponibile per questo ultimo il terreno già in possesso dell'assegnatario.

Al 1955, l’ERAS programma per la provincia di Palermo cinque borghi rurali di tipo medio nelle contrade, Casalgiordano, Portella della Croce, Calcibaida (eredità dell’Istituto Vittorio Emanuele III per il bonificamento della Sicilia), Tudia e San Giovanni-Verdi, alcuni centri di tipo C e numerose scuole rurali. Il centro rurale Cammisini, in particolare, si sarebbe trovato a circa un chilometro a sud dalla masseria omonima, in posizione baricentrica rispetto alle case coloniche.
Al 1959, il progetto, affidato al Geom. Seminerio, va a rilento e l’ERAS lo inserisce nella tabella riepilogativa alla voce “progetti esecutivi in elaborazione” per un prezzo complessivo presunto di 60.000.000Lire. Poco tempo dopo, l’Ente sceglie una soluzione più economica e di più veloce risoluzione: si decide, quindi, per un numero minimo di servizi con scuola-asilo e fabbricato alloggi. Ne consegue un progetto “d’ufficio” come ormai l’ERAS era sovente fare ad inizio anni Sessanta fino a ridurre il proprio compito al solo edificio scolastico a metà decennio. L’Ufficio Borghi dell’Ente il 25 settembre 1961 si occupa pertanto di redigere la relazione tecnica per il nuovo nucleo. L’area prescelta per l’ubicazione è diversa da quella indicata inizialmente, aspetto ricorrente che trova il caso forse più noto nella vicenda legata a Borgo Schirò che in prima istanza si sarebbe dovuto realizzare in Contrada Patrìa ma per resistenze ed imbarazzi politici fu costruito su una collinetta in Contrada Malvello.
Il nuovo centro servizi di Cammisini si progetta nel raggruppamento di case B, dove la scuola trova sistemazione in uno spiazzo a cui si accede per mezzo di una breve e modesta scalinata che la collega alle stradelle che portano alle abitazioni. L’edificio si sviluppa su due piani: al piano terreno si trovano gli uffici per la direzione, l’aula per l’asilo, un refettorio con annessa cucina, dispensa e i servizi. Al primo piano, invece, ci sono le aule per la scuola elementare, lo spogliatoio e la segreteria.
Il fabbricato alloggi, anch’esso su due elevazioni, è formato da quattro ambienti con ingresso, tre camere, bagno, cucina, ripostiglio e corridoio. Entrambi gli edifici hanno

un aspetto moderno ed accogliente con locali ampiamente illuminati, areati e ben curati, anche nelle opere di rifinitura come rilevasi dai computi metrici.

Le sistemazioni esterne prevedono la costruzione di una stradella per collegare il fabbricato alloggi alla strada di accesso, uno spazio verde ed un marciapiede attorno all’edificio. La zona circostante la scuola è adornata da una piazzola con aiuole. Luce ed acqua sono garantiti da un impianto già in avanzata fase di studio. L’ammontare presunto per la realizzazione dei due edifici è di 49.600.000Lire suddivisi in19.692.153Lire per la scuola-asilo, 11.904.957Lire per il fabbricato alloggi, 13.181.331Lire per le sistemazioni esterne. A questi vanno sommati 400.000Lire per i compensi a corpo e ulteriori 4.400.000Lire come somme a disposizione dell’Amministrazione.
Nessun edificio di servizio è stato mai costruito a Cammisini nonostante le necessità e le richieste dei contadini. Negli archivi sono conservate numerose lettere di assegnatari che lamentano la mancanza di luce, energia elettrica e perfino di sementi. I terreni affidati, spesso insufficienti a soddisfare le necessità di una famiglia, erano in pessime condizioni: su quattro ettari, uno è «incoltivabile perchè è un cumulo di rocce. Il rimanente è una piattaforma pietrosa fitta che a stento si può coltivare». La maggior parte delle lettere rivolte ai vertici ERAS si concludono con una preghiera di intervento che, se non ascoltata, avrebbe obbligato i coloni ad «abbandonare i lotti e cercare un tozzo di pane altrove». Una delle più accorate è quella di Giovanni Quagliana che, oltre a sottolineare la scarsa qualità della terra e della sua estensione, invita i dirigenti dell’Ente a provare a vivere come lui, con pochi soldi, risorse e promesse non mantenute. Esclude, poi, un altro impiego perchè «in qualsiasi ufficio che ci presentiamo troviamo scritto eras». E non bastano gli immancabili “distinti saluti” per denunciare una vita dura che «prima di essere un assegnatario ero in mezzo alla via e adesso mi trovo in mezzo alla strada». Sono proprio gli assegnatari a proporre una soluzione ai tanti bisogni urgenti: in primo luogo si chiede di risolvere il problema della mancanza di energia ed acqua, «che nel XX secolo (secolo di progresso) siamo ancora come ai tempi primitivi, a luce di candela». In seconda istanza, si chiede di sospendere il pagamento delle cambiali e dei pignoramenti, di concedere il contributo del 38,50% per gli acquisti di animali e di autorizzare con urgenza il Consorzio Agrario Provinciale a fornire di sementi e concimi necessari al fabbisogno dei vari lotti.
Nel volume curato dall’ERAS “22 anni di bonifica integrale” si fa esplicito riferimento su come attuare la riforma agraria nei terreni soggetti a frazionamento. L’Ente è pienamente conscio del fatto che

prima della lottizzazione [...], si deve prevedere la trasformazione fondiaria, e quindi la costruzione di case, di strade, di acquedotti ecc.; poichè questi non bastano da soli a determinare uno stabile e progressivo incremento produttivo, per ottenere pronti e tangibili effetti occorre intervenire innanzitutto con iniziative di carattere agrario, tenendo presente che, nella generalità dei casi, gli assegnatari sono braccianti privi di mezzi di produzione. I dissodamenti, le motoarature, gli attrezzi, il bestiame, i concimi, le sementi elette, Ie piantine da porre a dimora, le sistemazioni idraulico agrarie, debbono costituire i primi interventi dell'E.R.A.S.: le strade e le case, gli acquedotti e gli elettrodotti devono divenire conseguenza immediata di una rinnovata ed intensificata agricoltura, che dei contadini deve fare, come bene ha detto il Prof . Bandini, gli attori della Riforma. Si deve pensare a valorizzare l'unico loro capitale che è il lavoro, per fabbricare le case, per costruire le strade, per attuare le provviste d'acqua, in connessione ed in conseguenza di una rinnovata e progressiva agricoltura.

In attesa di un centro di servizio, gli abitanti affrontano i problemi quotidiani: da un lato quelli relativi alla cura dei terreni, dall’altro quelli legati all’educazione scolastica dei propri figli. Il 28 novembre 1960, alcuni assegnatari di Cammisini Borgo B inviano al Provveditorato agli Studi e all’Assessorato Regionale della Pubblica Istruzione una lettera in cui chiedono la revoca della chiusura della piccola scuola sussidiaria — ospitata chissà dove — che «funzionante da due anni e fornita di tutti i requisiti di legge, ha soddisfatto pienamente le esigenze didattiche e pedagogiche». A sostenere la richiesta, anche il Commisario Straordinario Rosario Lentini che sottolinea la necessità di continuare a fornire il servizio scolastico soprattutto nei mesi invernali. Così, il 16 dicembre con nota n.2123 il funzionario Di Leo dell’ERAS di Collesano comunica che «le autorità competenti, tenuto conto dei disagi cui sarebbero andati incontro i bambini della zona, hanno soprasseduto alla decisione di sopprimere la scuola in quella contrada».
Sul finire del 1961, il Presidente ERAS Heros Cuzari, intercede presso l’Amministrazione Provinciale delle Poste e Telecomunicazioni perchè si garantisca agli assegnatari un servizio giornaliero di ritiro della corrispondenza con la relativa collocazione di cassette per lettere. E se il servizio postale non è una certezza, non lo è nemmeno quello telefonico. Tra il dicembre 1962 e i primi mesi del 1963, si accende una disputa tra i borghigiani dei centri A e B per detto servizio. Inizialmente installato dalla SET – Società Esercizi Telefonici e su interessamento del Comune di Collesano, il posto telefonico pubblico predisposto al Borgo B ora «è in procinto di essere trasferito al Borgo “A” con grave pregiudizio degli assegnatari di Borgo “B”, di Valle Fico e di Cava». Ciò è dovuto dal fatto che Rosario Liberti, assegnatario del lotto 49 PR291, già proposto per il decadimento per non avere mai coltivato direttamente, ha ceduto arbitrariamente la propria casa colonica di Borgo A all’assegnatario Giuseppe Saccomanno, gestore del posto telefonico che «ha permutato la propria casa colonica sita nel Borgo B» con quella di Liberti. Interviene anche questa volta Cuzari che dopo poco riceve dalla SET una lettera in cui spiega quanto accaduto. L’attivazione del telefono al Borgo B avviene l’8 agosto 1961 quando questo rientrava ancora nel Comune di Collesano; poichè il Comune di Scillato, autonomo dall’11 aprile, non voleva pagare le spese di gestione del posto telefonico, la SET è costretta a trasferire al Borgo A il proprio impianto. Una tipica situazione “all’italiana” in cui la burocrazia e il mancato dialogo tra istituzioni finisce per sfavorire i cittadini. Il 22 febbraio 1963, Cuzari cerca di appianare benevolmente la situazione tra le due amministrazioni madonite, suggerendo loro di esaminare «qualsiasi divergenza», «di fronte ad un così numeroso agglomerato umano» e prega la società telefonica di rimanere in attesa delle decisioni prese dai due Comuni.

Per la fornitura di energia elettrica delle case, l’ERAS si affida alle competenze dell’Ing. Salvatore Lauria che il 15 dicembre 1965 redige la relazione tecnica. Soggette al piano sono le località di Garbinogara Cammisini, Burgitabis, Canne, Cozzisecchi, Verdi e Pala.
I lavori sono approvati con D.A. n2755/R.A. del 23 marzo 1967 per un importo complessivo stanziato di 152.000.000Lire di cui 136.965.518 per lavori a base d’asta e 15.034.482 per somme a disposizione dell’Amministrazione. Il 6 giugno, la SITEC di Roma si aggiudica i lavori grazie ad un offerta al ribasso dell’11,29% sui prezzi elementari previsti in progetto, facendo scendere i costi a 121.502.111Lire così come indicato dalla nota n.57841 del 6 settembre successivo emessa dall’ESA. In base al contratto, la SITEC è obbligata a eseguire i lavori alle condizioni del Capitolato Generale di appalto per i lavori pubblici approvato con DPR n.1063 del 16 luglio 1962 ed in uniformità con il Capitolato Speciale di appalto allegato al contratto. La realizzazione delle opere deve essere ultimata entro dieci mesi dalla data del verbale di consegna e in caso di ritardata ultimazione dei lavori, è «applicata una penale di 5000Lire per ogni giorni di ritardo oltre al rimborso delle maggiori spese per amministrazione, assistenza, direzione e sorveglianza che si determina fin d’ora in 5000Lire per ogni giorno di ritardo». È indicato, infine, il Geom. Augusto Mancinelli come procuratore speciale per conto dell’impresa romana, in base alla procura n.545734 del 13 giugno, per tutti i procedimenti inerenti a consegna, collaudo e verifiche di vario tipo.
Il 26 settembre 1967 è stipulato il contratto tra ESA e SITEC e circa un mese dopo, il 25 ottobre, si procede alle operazioni di consegna alla presenza di Mancinelli e di Lauria. Il termine utile, quindi, per la ultimazione dei lavori scade il 25 agosto. Poco prima della fine del contratto, la SITEC chiede all’ESA ed ottiene una proroga di due mesi così come riporta la nota n.2/173/UTL dell’8 agosto.
Ad ottobre, però, i lavori sono interrotti a causa dell’opposizione di un proprietario dei terreni attraversati dalla linea elettrica per il quale

non è stato provveduto alla redazione del verbale di consistenza poichè si è dovuto procedere ad uno spostamento del tracciato previsto a causa dell'interferenza con la costruenza autostrada [Palermo-Catania, n.d.r] e relativi svincoli.
[Si ordina] all'Impresa SITEC di sospendere i lavori medesimi che saranno ripresi non appena esperita la pratica espropriativa.

Il 25 novembre successivo e nonostante lo stop di 48 giorni, i lavori riprendono e la SITEC consegna i lavori di elettrificazione delle diverse contrade madonite entro il 12 dicembre non incappando nelle ammende citate in precedenza.
In corso di esecuzione, numerosi sono stati i lavori in economia eseguiti per un ammontare lordo di 351.032Lire come risulta dalle liste settimanali. Inoltre, sono state apportate alcune variazioni rispetto al progetto originario, contenuto tuttavia entro i limiti in «facoltà della Direzione dei lavori». Lo stato finale, redatto il 2 maggio 1969 a conclusione delle opere, indica una spesa complessiva netta di 115.795.220Lire suddivisi in 113.620.910Lire per i lavori a misura, 311.400Lire per i lavori in economia e 1.862.910 per i compensi a corpo. A questi vanno sottratti i certificati di acconto emessi per 107.600.000Lire che danno un credito netto all’impresa di 8.195.200Lire.
Ad oggi, le case per assegnatari dei due nuceli A e B sono abitualmente utilizzate nei periodi estivi o come rimessa di attrezzi e mezzi agricoli. Alcune di queste sono state fortemente rimaneggiate ed ampliate, tanto da far perdere l’aspetto originario. Le case sparse, invece, risultano in buona parte abbandonate consegnandoci quell’atmosfera rurale che ormai è andata quasi del tutto persa.