POGGIOREALE

Poggioreale, prima del 1968, aveva una superificie di 3735 ettari ed una popolazione di 2800 abitanti. L’economia era essenzialmente agricola basata sulla produzione di vino, grano, frutta ma l’emigrazione massiccia comportò un graduale abbandono delle terre. Lo stemma di Poggioreale presenta tre monti dei quali il centrale è il più alto e roccioso; sui tre monti tre stelle; sovrasta lo stemma un elmo con visiera abbassata e cimiero piumato.
Identificato dallo storico Francesco Aloisio con l’antica città di Elima (nell’araldica il monte di Poggioreale è chiamato Monte Elimo), Poggioreale fu costruita nel 1642 dal Marchese di Gibellina don Francesco Morso sulla località Bagnitelli, già del marchesato di Gibellina. Il 4 febbraio 1643, Morso riceve da Filippo IV anche la nomina a principe di Poggioreale. Inoltre, secondo lo storico locale Giuseppe Verde, solo dopo il 1779, Poggioreale si stacca amministrativamente da Gibellina quando la chiesa madre viene elevata alla dignità arcipretale e gli abitanti del feudo Bagnitelle poterono elegere i propri giurati. Il 21 agosto 1812, l’ultimo marchese a investirsi, quale signore di questi territori, fu Baldassarre Naselli Galletti che, a seguito della legge promulgata nel regno di Napoli per l’abolizione della feudalità, adottata dal Parlamento di Sicilia quell’anno, perdeva il suo ruolo.
I documenti che riguardano la storia di Poggioreale dalle origini al 1862 andarono dispersi durante i moti del 1820, del 1848 e del 1860. Il primo dei registri delle deliberazioni comunali risale al 1863. Il paese ha ricoperto un importante ruolo nei moti dei “Fasci dei lavoratori” nel 1893-94 repressi nel sangue da Francesco Crispi.
Tra il patrimonio artistico e civile di Poggioreale si ricorda: la Biblioteca Comunale “Arciprete Nunzio Caronna”, fondata nel 1920 e sita in via Umberto I, che incorporò l’ex libreria dei Padri Cappuccini; l’Ospedale civico, sorto per munificenza di Benedetto Mirto nel 1891; l’opera Maternità e infanzia; l’Orfanotrofio femminile “Cangialosi”; la chiesa di S. Antonio di Padova con un prezioso e pregevole ostensorio d’oro fatto nel 1955, opera di Vincenzo Genovese; la chiesa di Gesù e Maria del XVIII sec.; la chiesa dell’Addolorata del sec. XVII; l’Oratorio del SS. Sacramento; la chiesa del Purgatorio (sec. XVIII) restaurata nel 1930, saccheggiata nel 1943, cadente e chiusa al culto. Tutto ciò andò in rovina in una notte di metà gennaio. La violenta scossa che colpì l’intera Valle del Belice distrusse numerosi piccoli centri.
Di quelle memorie, storie e vite restano i ruderi che, ancora oggi, testimoniano la vita prima di quella data. Dopo il terremoto si decise di non far rivivere questi paesi, ritenendo il loro ripristino antieconomico e potenzialmente pericoloso. Poggioreale, così come Gibellina, Menfi, Montevago, Partanna, Salaparuta, Salemi, Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa e Vita, venne ricostruito per intero con strutture moderne e avveniristiche (per l’epoca) ma senza tenere conto dei rapporti sociali e delle dinamiche proprie delle cultura rurali.
Nel tempo, proprio per le sue caratteristiche evocative e il suo fascino, i ruderi del paese vecchio sono stati il set per due famosi film di Giuseppe Tornatore: Malena e L’uomo delle Stelle che ha visto anche Borgo Regalmici come altra location.

Sonicamente Poggioreale è uno strumento complesso. La sua complessità è da ricercarsi in due elementi, il primo è la posizione geografica a ridosso di una collina che si affaccia sulla valle del Belice, permettendo ai suoni della valle, come un anfiteatro, di salire fino alle ultime case e interagire con il luogo e permettendo ai suoni del luogo di avere una particolare eco, a seconda delle condizioni metereologiche. Il secondo elemento è la varietà della vita vissuta al suo interno che ha permesso al fruitore acustico di trovare diverse commistioni di materiali a testimonianza di chi a suo tempo ne ha fatto uso. La scuola presta i suoi banchi di metallo, la biblioteca gli scaffali di legno. Alcune automobili ridotte a carcasse, probabilmente anche post-abbandono, offrono la plastica, i tessuti, il ferro. In giro la pietra delle case interagisce con il marmo, con le vecchie saracinesche e con il fogliame, oltre che con un intervento della natura che assorbe i suoni di certi luoghi e amplifica i suoni di altri. Le macchine da lavoro delle case più basse, probabilmente officine, sono veri e propri mondi sonori a sè. Il loro uso meccanico, separato dagli oggetti che producevano, è diventato meccanismo di liuteria per nuovi strumenti trovati. I resti sparsi per le case, delle case stesse, formano un percorso sonico tracciabile attraverso la propria presenza che può essere compiuto dall’inizio alla fine del paese, spostando le pietre, salendo le scale, suonando le finestre e i resti del vetro rimasto.
Poggioreale è un paese che unisce elementi del barocco con elementi tipicamente littorici. La sua vicinanza con la cittadina ricostruita la rende spesso luogo di ritrovo di ragazzi, turisti e qualche regista interessato al particolare set. Questo è da tenere conto nella propria ricerca sul suono, evitando i giorni che potrebbero essere più affollati.
Poggioreale è stata protagonista del World Listening Day 2013 – guarda qui le foto dell’EVENTO

APPROFONDIMENTO — Belice, il sisma dei poveri cristi. Guarda il video dall’archivio di RaiStoria